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Rebecca Viale
Vicesindaco del Comune di Limone Piemonte
In quanto vicesindaco quali sono state le Sue prime azioni la sera della catastrofe? L'indomani?
La sera stessa ero a casa mia, il mio principale problema fu la mia famiglia. Quando poi i miei sono stati messi in "salvo", ho iniziato a cercare di prendere contatto col sindaco così come i soccorsi per i miei genitori. Il problema maggiore fu la comunicazione, nel senso che fu impossibile mettermi in contatto con il sindaco. Di fatto non sapevo cosa stava succedendo nel resto del paese, questo perché la linea cadeva ogni volta che cercavo di contattare qualcuno oppure se non cadeva non si sentiva niente. Riuscivo a contattare ogni tanto il mio consigliere comunale il quale riusciva a farmi capire cosa stava succedendo. Una volta i miei genitori messi in salvo, ho chiesto al Sindaco se c'era bisogno e se dovevo scendere in paese. Mentre stavo salendo su una ruspa, che era l'unico mezzo che riusciva ad attraversare l'alveo in quel momento, mi chiamò il Sindaco dicendomi di stare a casa. Dal tono di voce capì che era un ordine per la mia sicurezza.
Finita la giornata, la notizia andò su tutti i TG e vidi le immagini di Limone e vidi cosa stava succedendo in Comune. In tantissimi mi scrivevano per sapere come aiutare. Il problema è che Limone era isolata, nessuno ci poteva aiutare dato che non c'erano strade. Mi venne in mente di lanciare una campagna di raccolta fondi in beneficienza per la prima urgenza ovvero medicinali e vestiti e misi un obiettivo di 50 000 €. Dopo tre giorni avevamo già raggiunto questo obiettivo e quindi alzai a 100 000 €. Alla fine la campagna riuscì a raccogliere 140 000€ quindi le famiglie più colpite furono aiutate subito.
A parer Suo, i mezzi messi in atto durante la tempesta Alex sono stati gli stessi in Francia e in Italia?
Per quel che sono le mie informazioni, in Italia i mezzi di primo soccorso in un primo momento sono stati maggiori rispetto a quelli in Francia. Eravamo raggiungibili dalla parte bassa della valle, mentre in Francia i paesi erano proprio isolati, non si poteva arrivare né da nord né da sud. Noi in Italia avevamo i mezzi della Protezione civile, dei vigili del fuoco, della Croce Rossa e del soccorso Alpino, non possiamo che dirci fortunati. In un secondo momento, quando poi la Francia si rese conto della gravità della situazione, ci fu un dispiegamento di mezzi che fu nettamente superiore rispetto all'Italia. Mi ricordo che avevano un elicottero due volte al giorno che partiva da Nizza per portare viveri. Dopo le prime 48 ore la Francia si è ribalsa sull'Italia per mezzi.
Pensa che questa catastrofe avrebbe potuto essere gestita in modo diverso? Se si in che modo?
Per mia fortuna è la prima catastrofe a cui ho assistito. Secondo me dal lato italiano grazie alle forze dei volontari è stata gestita in modo egregio. Bisogna ricordare che non abbiamo avuto nessun morto, è stato un miracolo dato che sono crollate le montagne. Le misure di prima emergenza messe in atto, ovvero il blocco delle strade e l'evacuazione degli abitanti sono state fondamentali.
Potrei avere delle remore su come è stata gestita successivamente, ovvero la fase di ricostruzione. In effetti purtroppo la ricostruzione verte su un fattore economico che la Francia ci ha letteralmente sbaragliato mentre in Italia di fatto, non sono mai arrivate le risorse di cui avevamo bisogno per la ricostruzione se non il minimo apparato.
In Italia c'era allerta gialla, quindi era preoccupante ma nulla di ché. In Francia sono stati molto più accurati, avevano l'allerta rossa. Se fossimo stati avvisati di un'allerta rossa avremmo reagito più repentinamente.
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Secondo Lei i mezzi di prevenzione dei rischi messi in atto prima della tempesta sono stati sufficienti?
Secondo me assolutamente no. Come si fa a prevenire una catastrofe del genere? Innazitutto uno dei problemi maggiori fu il legname, ovvero gli alberi che sono nell'alveo o attorno al fiume. A Limone, l'estate prima dell'alluvione c'era un progetto della forestale che doveva andare a tagliare gli alberi pericolosi ovvero gli alberi che erano cresciuti in alveo e quindi ipoteticamente pericolosi in caso di alluvione. Erano stati tagliati circa 6 o 7 alberi. Quel che abbiamo raccolto dopo l'alluvione erano 20 quintali (2 tonnellate) di alberi che sono stati sradicati dalla forza dell'acqua. C'è qualcosa che è andato storto in quello studio? Io credo di si perché poi cosa succede? Gli alberi sono caduti nell'alveo, si sono andati a inserire tra i ponti della statale e hanno fatto un effetto diga bloccando la forza dell'acqua. Secondo me, sopratutto alla luce del fatto che è stato uno studio effettuato l'estate prima dell'alluvione, qualcosa, come 20 quintali di legname che non dovevano essere nell'alveo, ci è sfugito. La prevenzione del rischio è mancata completamente.
Adesso con il PNRR si stanno andando a studiare delle strategie di messa in sicurezza degli alberi, dei ponti e delle strade. Però dopo... Con il PNRR è scoppiata la crisi del cambiamento climatico e praticamente di eventi alluvionali ormai ce n'è uno al mese e lo Stato si è reso conto che "prevenire è meglio che curare". Secondo me c'è ancora tantissimo da fare però almeno si comincia a parlarne e si comincia a fare qualcosa. A volte si tratta soltanto di pulire l'alveo e quindi togliere i rami e gli alberi, non costa come un'opera di consolidamento. Quindi c'è sicuramente da riffletterci, poi non è il mio mestiere, lì è la forestale però sarebbe interessante passare più tempo negli alvei per valutare il materiale inerte che tra l'altro, tuttora rimane nel nostro fiume. Non abbiamo ancora tolto tutto, l'alveo ad oggi non è pulito quindi se succedesse qualcosa a Limone metteremmo in pericolo l'intera vallata.
Secondo Lei, dopo gli avvenimenti del 2 ottobre 2020 gli eletti e gli attori implicati sarano in grado di gestire meglio un'altra catastrofe naturale di questa portata?
Si assolutamente, è stata una scuola di vita perché eravamo in sala consigliare tutto il giorno, tutti i giorni e entrare a contatto con tutti questi volontari che sono formati per questo tipo di inconveniente è sicuramente formativo. Io stessa non sarei pronta al 100% però saprei approcciarmi in maniera diversa e più preparata.
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Potrebbe descrivere in poche parole in che modo si sono svolte le tre fasi della gestione: prima, durante e dopo dal Suo punto di vista?
Come ho detto prima, la sera stessa ero a casa mia, non abito in centro ma un po' più su, e la mia principale preoccupazione fu la mia famiglia. La casa dei miei si trova in un posto che è stato maggiormente colpito e dato che casa mia era abbastanza al sicuro, ho cercato di mettermi in contatto con i soccorsi per mandargli a salvare i miei dato che erano in grande pericolo. Quando poi sono stati messi in "salvo" su un parcheggio, ho iniziato a cercare di prendere contatto con il Sindaco. Dato che non si poteva comunicare non sapevo cosa stesse succedendo nel resto del paese, questo perché la linea cadeva ogni volta che cercavo di contattare qualcuno. Ciò che stava succedendo più in alto, quindi sulla strada statale da Limone al tunnel del Tenda, non era ancora percepito in paese. Alle ore 16:00 il Sindaco chiuse la statale da Limone in su perché sapeva in quali condizioni era la strada. Alle 18:00, la gente usciva dalla messa e tornava a casa tranquilla. Il Sindaco si mise in piazza a fare da direttore del traffico, diceva a tutti di andare a casa e fermava le persone che dovevano raggiungere le frazioni, proibendogli di tornare a casa se era troppo pericoloso. Il fiume si era ingrossato in alto, non ancora giù in paese. Quindi, io rimasi a casa mia da sola e mi trasferì dal piano terra al piano della mia vicina. Il Sindaco per tutta la notte dirigette il traffico. La pioggia si intensificò dalle 20:00/21:00. In questo momento si comminciò a percepire la situazione anche in paese, non in piazza centrale ma in piazza San Sebastiano, che è quella con il parcheggio interrato che venne poi completamente sommerso. Il Sindaco rimase sveglio tutta la notte perché nel frattempo arrivarono i soccorsi, Protezione civile e vigili del fuoco.
Il giorno dopo riuscì a ricuperare la mia famiglia e per quanto mi riguarda mi occupai di questioni personali. Quindi anche tutto il giorno dopo non ho avuto modo di raggiungere il paese dato che non avevamo informazioni su come raggiungere il centro. Una parte dei soccorsi rimase bloccata a Sant'Anna con una quarantina di civili.
C'era una struttura messa in piedi, la prima riunione in sala Consigliare era alle 07:00 e l'ultima riunione era la sera alle 20:00. Durante queste riunioni c'era un rappresentante per ciascun corpo che spiegava quali interventi urgessero e quali interventi erano stati fatti. Attraverso delle mappe si andava ad individuare le zone più colpite, le zone più urgenti anche in base ad elementi tecnici. Dopo la riunione delle 07:00 ognuno partiva e aveva un suo punto di riferimento, un campo base. Ad esempio la Protezione civile aveva la Chiesa di Sant'Antonio. La sera stessa dell'alluvione venne attivato di Centro Unico di Comando (CUC) che è un telefono che viene attivato per tutti quanti durante le prime ore, cittadini e persone in difficoltà, e poi invece per segnalazioni come ad esempio, un garage pieno di fango.
L'ho già fatto e continuerò a farlo: vorrei solo ringraziare i volontari e anche tutto il personale che si è prodigato durante quei momenti.
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