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Sono state raccolte diverse testimonianze di persone che hanno vissuto l'alluvione del 2 ottobre 2020 in modi diversi.
![OHZIXS4A5ZDV7ZVKJ4DSCF552A.jpg](https://static.wixstatic.com/media/d6eea2_5ba93584ef4f4c0eac27b87c0cd7e5f6~mv2.jpg/v1/fill/w_583,h_383,al_c,q_80,usm_0.66_1.00_0.01,enc_avif,quality_auto/d6eea2_5ba93584ef4f4c0eac27b87c0cd7e5f6~mv2.jpg)
Immagine : Le Parisien
Breil-sur-Roya dove si accumulavano rottami
ALCUNE FOTO...
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![Strada di Casterino](https://static.wixstatic.com/media/d6eea2_56dd4a2021614e228ceee1b632e4569a~mv2.jpg/v1/fill/w_209,h_372,al_c,q_80,usm_0.66_1.00_0.01,enc_avif,quality_auto/20221218_160359.jpg)
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![Statua "Le Bon berger"](https://static.wixstatic.com/media/d6eea2_6367b6fb5e4f40bebd14780ddf40ee6e~mv2.webp/v1/fill/w_144,h_256,al_c,q_80,usm_0.66_1.00_0.01,enc_avif,quality_auto/IMG_20220402_170645_500.webp)
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![PAS LIBRE.jpg](https://static.wixstatic.com/media/d6eea2_26ea43f3aee0495e9809fe9c0ec74eb4~mv2.jpg/v1/fill/w_77,h_77,al_c,q_80,usm_0.66_1.00_0.01,enc_avif,quality_auto/PAS%20LIBRE.jpg)
Sindaco di Breil-sur-Roya e Consigliere dipartimentale delle Alpi-Marittime
Abbiamo ricevuto l'allerta giovedì 1o ottobre nel pomeriggio. Una vigilanza arancione pioggia/alluvione ci è stata annunciata per l'indomani con possibilità di passare al rosso a fine giornata. Abbiamo subito attivato il Posto Comunale di Comando e fatto una comunicazione a destinazione della popolazione il giovedì sera a proposito della vigilanza meteo.
L'indomani dalle 07:00 eravamo tutti al posto di comando e abbiamo ricevuto il primo rapporto che menzionava una vigilanza specialmente sul Val Roya. Abbiamo dato le regole di sicurezza alla popolazione.
In mattinata un'importante tempesta di vento si è dichiarata. A questo momento i trasporti ferroviari sono stati interroti in valle. Verso le 11:30 i viaggiatori sono dovuti rimanere alla stazione di Breil perché i treni non circolavano.
Abbiamo preso la decisione di aprire un centro di accoglienza d'emergenza, pensando che sarebbe servito soltanto per accogliere i "naufragati del treno". Contemporaneamente abbiamo iniziato ad evacuare i settori più esposti come il campeggio.
Il comune è passato in vigilanza rossa a mezzogiorno, abbiamo allora attivato la sirena d'allerta alle popolazioni. Il centro di accoglienza diventato troppo piccolo, l'abbiamo spostato in palestra.
A fine pomeriggio i servizi della prefettura ci hanno informati che avremmo avuto un'alluvione importante del fiume Roya paragonabile a quella del 1994.
Verso le 17:00 sono intervenuto in diretta su Facebook per dire alle persone di stare in casa loro e dare tutte le consegne di sicurezza. In questo momento il lago stava già per traboccare. Mi sono spostato sulla parte alta del comune per vedere a che punto della situazione eravamo, a questo punto l'acqua passava già sulla strada dipartimentale all'uscita nord di Breil
Verso le 20:00 abbiamo avuto un'interruzione dell'elettricità sul comune. Abbiamo iniziato ad evacuare le persone che abitavano al piano terra delle abitazioni, ma più tardi nella notte abbiamo dovuto evacuare anche le persone che abitavano nei piani delle case del quartiere dell'Isola.
Tutte le reti sono state portate via tra cui la rete idrica.
Verso mezzanotte abbiamo spostato tutti nella scuola media perché la palestra iniziava a riempirsi d'acqua.
Più tardi, verso l'una di notte la rete telefonica è stata interrotta, la mia ultima conversazione telefonica è stata verso le ore 00:40. Quando eravamo al più forte dell'alluvione non si poteva far nulla tranne aspettare che l'acqua scendesse, e aspettare l'alba perché non c'era più luce.
​
Quando ci siamo svegliati, anzi io non ho dormito, la situazione era questa: non c'era né acqua, né elettricità né telefono. Non avevamo più vie di comunicazione, i treni non hanno ripreso e la strada del Val Roya era distrutta. Non potevamo né scendere verso l'Italia né salire verso Tenda. Avevamo dei quartieri tagliati fuori dal resto del comune come il quartiere di Veil, l'Aïgara o anche Libre, Pienne-Basse e Pertus. Ci restava un'unica strada che si poteva più o meno utilizzare per poter uscire, era la strada del col de Brouis ma, a causa della tempesta non era percorribile. La nostra priorità era di sgomberare questa strada per aver un accesso stradale sull'esterno.
​La nostra seconda priorità era di liberare i quartieri isolati grazie ai sentieri o a delle piste sterrate. Appena la strada del col de Brouis è stata riaperta ho preso la macchina e sono andato a Sospel per provare a chiamare la prefettura. Sono finalmente riuscito a chiamare la deputata che mi ha passato il Primo Ministro, Jean Castex. Gli ho quindi spiegato la situazione ; era appena arrivato a Nizza. Gli ho chiesto di farci portare ciò di cui avevamo bisogno in urgenza: generatori, acqua potabile, benzina per i veicoli si soccorso, cibo e far ripartire i ripetitori per avere la possibilità di comunicare. Ho potuto fare la prima distribuzione d'acqua soltanto la domenica mattina perché le prime bottiglie d'acqua sono arrivate il sabato sera.
Il bilancio era di: 86 persone accolte nel centro d'emergenza, 5 spariti potenziali, 3 morti ritrovati sulla costa e 1 scomparso a Tenda. Il bilancio delle abitazioni: 8 case portate via, 1 albergo distrutto, una ventina di abitazioni e una decina di locali commerciali che erano allagati fino al soffitto. Abbiamo anche avuto dei movimenti importanti del suolo. Ciò ha fatto che dopo la catastrofe ho dovuto prendere 44 decreti di evacuazione che potevano riguardare un palazzo intero o soltanto case e appartamenti.
![Karine_BOETTI_0c7df91a5b1b7e9a670c793d5d062fde.jpg](https://static.wixstatic.com/media/d6eea2_cfbe47b8ecdc4ef0aa68c5de61d1c67e~mv2.jpg/v1/fill/w_62,h_77,al_c,q_80,usm_0.66_1.00_0.01,enc_avif,quality_auto/Karine_BOETTI_0c7df91a5b1b7e9a670c793d5d062fde.jpg)
Consigliere Comunale Delegata alla Gioventù, al Patrimonio e alla Vita Associativa e impiegata al Crédit Agricole
Nonostante il fatto che le allerte meteo siano state annunciate, per me tutto è iniziato il venerdì 2 ottobre al mattino. Mentre lavoravo in banca, ricevevo messaggi del Sindaco informandomi che la situazione stava diventando critica. Verso mezzogiorno ho chiuso l'ufficio del Crédit Agricole di Breil-sur-Roya, pioveva. Ho visto gli ultimi messagi Whatsapp del Sindaco nei quali indicava che il campeggio era già stato chiuso, e che la palestra era stata requisita per accogliere le prime persone evacuate. Ho chiamato Sébastien Olharan per sapere se potevo essere d'aiuto. Mi ha detto di andare in palestra per gestire la Croce Rossa già presente così come le persone già messe in salvo. Non abbiamo ricevuto ordini, ognuno ha preso delle decisioni sul momento. Arrivata sul posto, ho costatato che non c'era né da mangiare né da bere e che la palestra non era scaldata... ho chiamato mio marito, elettricista, che ha tentato di fare ripartire il riscaldamento. Attorno alle 20:00, ho chiesto ai commercianti di riaprire i negozi alimentari al fine di fornire del cibo e dell'aqua alle vittime.
Durante questa catastrofe, ho sopratutto gestito l'arrivo delle vittime in palestra e la ripartizione dei volontari per permettergli di aiutare il più persone possibile (tutte le sere chiedevamo alle squadre di quanti volontari avevano bisogno per i cantieri dell'indomani). Stavo vicino alla popolazione al fine di essere d'aiuto ; ad esempio quando degli anziani mi dicevano di non poter uscire di casa per colpa del fango o per paura, facevo una lista di ciò che avevano bisogno e tornavo per portargli del cibo, delle medicine etc.
Quando mio figlio, che abita a Mentone, si è reso conto che eravamo irragiungibili, preoccupato, è passato dalle montagne per aiutarci a pulire e a sgomberare le case e le strade. La piazza del paese è stata svuotata in due giorni, non restavano né relitti né fango.
Durante i primi giorni c'è stato molto aiuto reciproco tra gli abitanti, caricavamo le macchine con delle bottiglie d'acqua per consegnarle. Ho preso a carico gli anziani dopo aver contattato il loro medico curante, per evacuarli verso gli ospedali di Mentone, Nizza o Monaco. Ognuno ha fatto come ha potuto a secondo delle sue conoscenze e delle sue capacità, a secondo di ciò che era necessario e giusto. In fondo mi dico che nel panico ce la siamo cavata abbastanza bene.
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Consigliere regionale delegata alle relazioni transfrontaliere
Quella stessa sera ero a casa, mancava la corrente dalle 20:00, quindi ho scoperto le conseguenze del temporale Alex solo sabato mattina. Quando la mattina dopo ho visto che sulla strada per il Col de Brouis c'erano alberi e che c'erano danni, sono scesa a Breil per sapere cosa fosse successo. Poi sono andata alla stazione dei vigili del fuoco e ho chiesto loro se avevano bisogno di me come infermiera, questa è stata la mia prima azione. Poi sono andata in palestra per incontrare il Sindaco. Lì, ho aiutato a distribuire le bottiglie d'acqua. Appena abbiamo avuto la luce ho informato la regione dell'entità del danno. Poi, nei giorni successivi, ho affiancato il Sindaco nelle azioni politiche locali. Quindi ho aiutato con le attività quotidiane e ho contattato le autorità e il Consiglio Regionale per ottenere sovvenzioni in modo tale che la ricostruzione potesse avvenire. Ad esempio, con un'associazione abbiamo proposto un progetto di "prima infanzia" per gli asili nido di Breil e Tenda per aiutare il personale e le famiglie nella fase di ricostruzione. Vale a dire, incoraggiarli a non lasciare la valle e continuare a viverci e lavorarci. Per quanto riguarda il mio ruolo in politica, ho fatto da tramite tra le varie autorità per ottenere sovvenzioni, in particolare a livello europeo con il programma Alcotra.
​
In Francia i mezzi sono stati comunque straordinari. Abbiamo avuto l'intervento dell'esercito che è rimasto sul posto per circa 1 mese.
Quello che però è mancato molto secondo me è il fatto che non eravamo dotati di telefoni satellitari, né i carabinieri né i vigili del fuoco avevano questo mezzo di comunicazione. È vero che se avessimo avuto questo telefono avremmo potuto gestire questo evento in modo diverso. D'altronde stavamo affrontando una crisi di tale portata che nessuno se l'aspettava.
Trovo anche positivo che il Prefetto abbia dichiarato l'allerta rossa, che ha permesso di evitare molte perdite umane perché dal venerdì 2 tutte le scuole erano chiuse. A seguito di tale allerta, i sindaci hanno quindi evacuato gli argini dei fiumi.
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Vigile del fuoco e agente tecnico che ha partecipato all'evacuazione della casa di riposo St Lazare di Tenda
Il venerdì mattina sono andato al lavoro come ogni giorno . In mattinata c'è stata un'allerta che indicava agli abitanti della valle della Pia di tornare a casa loro. Un tecnico che abitava là era di turno con me. Gli ho detto di tornare a casa e che mi sarei occupato della situazione da solo perché tanto era solo acqua. Da quel momento mi sono ritrovato bloccato in ospedale in quanto tecnico di turno e non in quanto vigile del fuoco, ma penso che la mia esperienza in quanto tale abbia fatto che ho avuto delle buoni reazioni.
Ho fatto una richiesta presso i vigili del fuoco per avere del materiale perché il garage sotterraneo iniziava a riempirsi d'acqua. Poi, l'acqua è salita molto velocemente, avevo dell'acqua fino ai fianchi, quindi tra 70 e 80cm. Nei locali tecnici invece, dove c'erano i generatori, i trasformatori elettrici e la pompa termica, l'acqua era salita fino a 180cm. In fine pomeriggio abbiamo fatto scendere tutti i ricoverati per per poterli fare mangiare. Abbiamo anche provato a rassicurarli. Ho informato la mia direttrice che, per precauzione, avrei spento gli ascensori. Una collega di Fontan si è trovata in quanto unica amministratrice di turno. Abbiamo quindi dovuto prendere in mano la situazione e le decisioni insieme questa sera.
​
Verso la fine della cena dei residenti, faceva buio e tutto era spento. I carabinieri e i vigili del fuoco venivano a turno per chiedere se andava tutto bene, a quel momento non c'era nulla di inquietante. Verso le 20:00, abbiamo riportato tutti i residenti in camera passando dalle scale, con l'aiuto di un gruppo di giovani civili che avevano attraversato il paese per sapere se ci serviva aiuto. In totale, eravamo 10 membri del personale ospedaliero per 71 ricoverati. L'acqua continuava a salire e sentivamo rumori, era il rotolare dei sassi nel fiume. Ad un certo punto, abbiamo sentito un enorme "boom" e abbiamo sentito l'edifico muoversi. Abbiamo dedotto che era stato portato via il ponte del Bourg-Neuf. Con la mia collega eravamo responsabili, lei a livello amministrativo ed io a livello tecnico quindi gli suardi si giravano sempre su di noi ed il peso era ancora più pesante sulle mie spalle dato che sono un vigile del fuoco volontario. Mi sono reso conto che se cedevo tutti cedevano. Abbiamo avuto delle comunicazioni telefoniche fino alle 21:00/21:30 con la nostra direttrice che si trovava a Nizza. Dopo di ché più niente. Da quel momento, abbiamo veramente sentito lo stress dovuto alle responsabilità che avevamo. Abbiamo sconesso le nostre menti, senza pensare ai nostri cari e focalizzandoci sul lavoro. Abbiamo poi suddiviso il personale nei piani, occoreva cambiare i ricoverati e metterli a letto perché nulla gli doveva stravolgere. Alle 23:00 pulivo ancora il corridoio con la macchina lavasciuga pensando che l'indomani la corrente sarebbe tornata e tutto sarebbe tornato alla normalità.
Poco dopo le 23:00, ho bloccato le porte automatiche con delle bottiglie d'acqua perché stiano aperte. Un quarto d'ora dopo, abbiamo visto le luci di una macchina che stava arrivando, si trattava dei carabinieri che ci hanno detto di evacuare la casa di riposo.
​
A quel momento, la domanda era "come evacuare"? Con quali priorità etc. La mia collega ha preso il registro delle persone presenti e abbiamo fatto una riunione rapida con il personale ospedaliero e le forze di sicurezza già presenti.
Ho dato priorità all'evacuazione delle persone valide perché l'obiettivo era di salvare quante piu persone possibile per avere meno perdite possibile dato che non sapevamo cosa stava accadendo fuori. È stata la decisione più difficile perché si doveva fare in fretta. L'insieme del personale così come i carabinieri e i vigili del fuoco arrivati in questo momento hanno subito capito la gravità e l'urgenza della situazione. La mia collega ha delegato l'incarico di contabilizzare le persone all'uscita dell'edificio, al personale medico. Abbiamo iniziato l'evacuazione partendo dai piani verso il piano terra per non dimenticare nessuno. Nel frattempo sono andato a prendere il minibus dell'ospedale per procedere all'evacuazione. Per quanto mi riguarda non mi considero una persona che ha veramente partecipato all'evacuazione dell'edificio. Eugène, il giardiniere del paese così come Henri, un vigile del fuoco di Tenda, sono arrivati in rinforzo con li minibus del Comune. Abbiamo iniziato a fare delle rotazioni fino al centro d'accoglienza situato in piazza della stazione (sala del tempo libero) per evacuare il più persone possibile. Dal primo viaggio ci hanno reindirizzati verso il C.H.U (Centro Ospedaliere Universitario) affinché i ricoverati siano curati direttamente dal personale ospedaliero.
​
Con gli altri autisti dei minibus ci aggiornavamo spesso sullo stato della strada dato che quella da dove passavamo iniziava a crollare, fino al momento in cui quando sono passato io, ho dovuto fare uno scarto per non cadere nel buco e ho toccato il muro sul bordo della strada. Abbiamo deciso di non passare più da questa strada ma da un'altra che ci permetteva di raggiungere il paese dall'alto. Purtroppo questa seconda strada è crollata poco dopo il mio ultimo passaggio. Ci restavano ancora da evacuare 9 persone con le sedie a rotelle.
Abbiamo allora utilizzato il minibus rimasto dall'altra parte della strada, tolto i sedili per poter fare entrare le sedie a rotelle e abbiamo concluso la nostra ultima evacuazione con più calma.
Con la mia collega siamo poi andati al centro d'accoglienza per informare l'unità di crisi chela casa di riposo St Lazare era stata completamente evacuata. È solo a quel momento che abbiamo veramente capito cos'era successo e che molti ponti erano stati portati via.
​
La seconda tappa è stata quella di distribuire i ricoverati. Quando siamo arrivati al C.H.U i generatori erano subentrati quindi c'era la corrente ma la situazione era inedita: 71 ricoverati nei corridoi, nessun letto ne materasso disponibile e poco personale dato che alcuni erano tornati a casa loro per non rimanere bloccati. Le sale erano state convertite in dormitori con a volte 13 residenti nella stessa stanza. Per più di una settimana alcuni ricoverati hanno dormito su dei bancali con dei materassi che avevamo recuperato nell'ospedale St Lazare nei giorni successivi. Alcuni ricoverati non si sono neanche accorti di ciò che era successo.
L'indomani con alcuni cuochi e del personale amministrativo sono sceso al St Lazare per recuperare medicine e cibo. Nei giorni successivi diversi residenti che lo necessitavano sono stati evacuati in elicottero negli ospedali della Costa Azzurra.
​​​
Io e l'insieme del personale consideriamo avere fatto soltanto il nostro lavoro con l'aiuto di alcuni abitanti del paese, vigili del fuoco e carabinieri. Questa serata è stata impegnativa per noi, ed è ancora difficile per me parlane oggi.
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Propriétaire et responsable de l'Albergo del Nazionale et du Relais del Nazionale de Vernante
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In che modo ha gestito la situazione, i clienti con l'albergo pieno, la loro sicurezza ? (protocollo di evacuazione delle persone, di protezione dell'edificio?)
La nostra società gestisce due strutture ricettive, una di questa, la più toccata dall’evento era chiusa per ferie e, di conseguenza, vuota.
L’altra struttura, invece, era aperta ed operativa. Abbiamo accolto tutti coloro che, non potendo più arrivare alle proprie abitazioni a Limone si sono fermati a Vernante.
Le maggiori criticità sono derivate dal fatto che l’area di pertinenza della struttura erano senza servizio elettrico e, di conseguenza. In un primo momento abbiamo sfruttato l’alimentazione da aree di pertinenza mentre successivamente abbiamo noleggiato un generatore a motore per poter supportare le attività di base (soprattutto la cucina e la parte del mantenimento degli alimenti).
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In quanto proprietari di un albergo vicino al fiume siete stati sensibilizzati e preparati per saper come reagire in caso di alluvione?
L’evento verificatosi nell’ottobre del 2020 e, soprattutto la sua portata, erano difficilmente prevedibili e prendere delle precauzioni in tal senso era praticamente impossibile.
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Avete costruito il relais con delle norme specifiche?
Sicuramente i danni sono stati limitati perché nella ristrutturazione della struttura iniziata nel 2003 e completata nel 2007 abbiamo previsto per la parte più bassa e vicina al fiume, solamente delle aree di stoccaggio e deposito. Gli impianti principali sono tutti sopraelevati.
Proprio ad inizio degli anni 2000 il comune di Vernante ha adottato le linee guida del PIANO ASSETTO IDROGEOLOGICO, Il Piano per l'Assetto Idrogeologico (o PAI) è uno strumento fondamentale della politica di assetto territoriale delineata dalla legge 183/89, viene avviata in ogni regione la pianificazione di bacino, esso ne costituisce il primo stralcio tematico e funzionale. Il Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico, di seguito denominato Piano Stralcio o Piano o P.A.I., redatto ai sensi dell'art. 17, comma 6 ter, della L. 183/89, dell'art. 1, comma 1, del D.L. 180/98, convertito con modificazioni dalla L. 267/98, e dell'art. 1 bis del D.L. 279/2000, convertito con modificazioni dalla L. 365/2000, ha valore di Piano Territoriale di Settore ed è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni, gli interventi e le norme d'uso riguardanti la difesa dal rischio idrogeologico del territorio. A seguito dell'entrata in vigore del testo unico sull'ambiente (D.lgs. 152/2006) la materia è regolata dagli artt. 67 e 68 dello stesso.
Funzioni del PAI[modifica | modifica wikitesto]
Il P.A.I. ha sostanzialmente tre funzioni:
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la funzione conoscitiva, che comprende lo studio dell'ambiente fisico e del sistema antropico, nonché della ricognizione delle previsioni degli strumenti urbanistici e dei vincoli idrogeologici e paesaggistici;
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la funzione normativa e prescrittiva, destinata alle attività connesse alla tutela del territorio e delle acque fino alla valutazione della pericolosità e del rischio idrogeologico e alla conseguente attività di vincolo in regime sia straordinario che ordinario;
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la funzione programmatica, che fornisce le possibili metodologie d'intervento finalizzate alla mitigazione del rischio, determina l'impegno finanziario occorrente e la distribuzione temporale degli interventi.
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Secondo Lei siete riusciti a gestire bene la catastrofe?
Ribadisco il fatto che un evento di tale portata, come è stato più volte ripetuto, è statisticamente imprevedibile. Proprio in questi casi, la capacità umana di gestire le emergenze è quella che ha permesso alla nostra valle di limitare i danni e soprattutto di non avere vittime.
In tal senso penso alla gestione della strada statale 20: il responsabile (Astegiano) ha personalmente valutato il rischio ed ha preso di sua spontanea volontà la decisione di chiudere la strada. Non sapremo mai quante vite questa decisione ha permesso di salvare, è logico pensare non poche.
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Siete stati aiutati il giorno dell'alluvione? Se si da chi?
Abbiamo ottenuto contributi da enti paralleli quali l’associazione commercianti della provincia di Cuneo, dall’ente “Parco Naturale delle Alpi Marittime”. E’ stato, invece, carente, se non inesistente, l’intervento dell’ente pubblico inteso come provincia e regione.
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Dall'ottobre 2020 delle misure sono state messe in atto dallo stato?
Il comune di Vernante è immediatamente intervenuto per mettere in sicurezza l’alveo del fiume, rimuovendo i detriti portati a valle dalla forza dell’acqua.
Successivamente sono iniziati i lavori, ancora ora in corso di messa in sicurezza dell’alveo con la realizzazione di sponde e barriere di protezione.
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Se una nuova catastrofe si presentasse pensi di essere preparato meglio di prima?
L’unico vantaggio rispetto a quanto successo nel 2020 è che l’imprevedibile ora è diventato prevedibile, quindi, quello che fino a due anni fa non riuscivamo a prevedere oggi è qualcosa che non possiamo non prendere in considerazione.
Se dovesse ripetersi un evento come quello, saremo sicuramente più preparati e potremmo agire con maggior anticipo.
![20220808_105446.jpg](https://static.wixstatic.com/media/d6eea2_c2786c00750f4667977aa15b4a0cee40~mv2.jpg/v1/fill/w_43,h_77,al_c,q_80,usm_0.66_1.00_0.01,enc_avif,quality_auto/20220808_105446.jpg)
Sapeur-pompier du Service Départemental d'Incendie et de Secours 06
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Quand avez-vous été mobilisé pour venir en aide aux habitants de la Roya ?
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Nous étions en alerte, comme tous les services concernés dès le matin de la tempête, pour la petite histoire je revenais le matin même de Corse avec un autre collègue lieutenant, nous avions tenté le concours de capitaine la veille, et nous avons atterri à Nice quelques minutes avant la fermeture de l’aéroport. Il s’avère que quelques heures plus tard mon collègue assurait les fonctions de Commandant des Opérations de secours à Fontan, alors que j’assurais le commandement sur le secteur de Breil. Nous avons pu être mobilisés grâce à la réactivité de nos procédures qui prévoient une montée en puissance avec un état de veille puis un état de mobilisation, pour cela nous avions été contactés dès notre arrivée. Dès 9h30 nous étions mobilisés pour renforcer les effectifs et anticiper l’évolution de la situation. Il nous était difficile de prévoir un tel événement dans sa force brutale, et si localisé, nous avions donc pris des mesures pour assurer une couverture opérationnelle et la continuité du commandement pour coordonner les renforts sur tout le territoire de la Compagnie (pour Menton, notre secteur d’intervention correspond à la partie Est du département). Nous avions une attention particulière pour les enjeux humains concentrés sur la bande littorale, pour autant, très vite, nous avions identifié les contraintes d’accessibilité et l’importance d’une présence dans la Roya. C’est à ce titre que le Chef de Compagnie, m’a demandé de me rendre à Breil sur Roya un peu avant midi, pour assurer la fonction d’officier de liaison. Je me suis rendu à la Mairie ou Monsieur le Maire assurait la direction de son poste de commandement. Les sapeurs-pompiers de la vallée était déjà largement mobilisés. Un sous-officier du Centre de Secours de Breil assurait alors le commandement de plusieurs équipages qui ont rapidement mené des reconnaissances et des premières actions de sécurisation de la population. Mon rôle dans cette première partie de journée était de faciliter les remontées d’informations entre notre salle opérationnelle départementale et le terrain afin de mieux dimensionner les besoins de tous les secteurs identifiés sur le département, j’ai aussi par exemple accueilli une équipe de la Croix-Rouge qui pouvait commencer à monter un centre d’accueil des impliqués. Le sous-officier de Breil, a, lui, pleinement assuré son rôle sur un secteur déjà compliqué dans l’après-midi. Pour répondre à votre question j’ai donc été mobilisé très tôt, mais avec toute une organisation qui s’est mise en place assez vite. Pour ce qui est de l’aide aux habitants de la Roya, il faut bien distinguer le secours et le soutient à la population. Notre mission est dans un premier temps la reconnaissance et le sauvetage. Dans les jours qui ont suivi la tempête les sapeurs-pompiers ont été mobilisés pour des missions de soutient qui pouvaient aller de la continuité d’alimentation en eau jusqu’au déblaiement des accès.
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Quelles ont été vos premières actions lorsque vous êtes arrivé sur le terrain ?
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Mes premières actions ont débuté vers 17h00 lorsque que nous avons dû structurer une réponse dégradée en urgence. J’ai abandonné mon poste d’officier de liaison, et pour cause, nous nous sommes retrouvés à déménager le Poste de Commandement de la Mairie, menacé par la montée des eaux, au Centre de Secours de Breil. Ce dernier, plus en hauteur, bénéficie d’un groupe électrogène. Les coupures d’électricité, les communications qui tombaient, puis les routes qui commençaient à être coupées m’ont amené à prendre le commandement des opérations de secours. Je me suis retrouvé ce soir-là à assurer un briefing devant plus de 60 agents et une unité militaire de la sécurité civile. Seul pour assurer le commandement j’ai clairement expliqué que ce n’était pas pour moi une situation habituelle que les
choix que j’allais faire dans les heures à venir ne seraient pas issue d’une chaine de commandement classique mais que je me retrouvais seul, et qu’à ce titre j’avais vraiment besoin d’eux pour orienter nos actions, et très franchement ils ont vraiment tous répondu présents, il y avait bien un agent plus gradé que moi, Le Capitaine L, mais il était le seul à pouvoir remplir le rôle de ce qu’on appelle Conseiller Technique pour le sauvetage en eaux-vives, une mission essentielle à cet instant, les rôles se sont distribués assez naturellement, même si je lui ai demandé s’il voulait prendre le commandement. J’ai été secondé par ce qu’on appelle des chefs de secteurs et des agents qui ce soir-là ont réalisé des actions qui encore aujourd’hui, force mon admiration, et pas que sur le terrain, notamment les deux sous-officiers de Breil, qui ont pu, après quelques explications, assurer les fonctions « d’officier renseignement » et « d’officier moyens » (pour traiter toutes les informations qui nous arrivaient), ce sont des rôles qui sont moins mis en lumière mais qui sont importants. Nous avons suivi ce qu’on appelle une marche générale des opérations, cela a consisté à premièrement faire mener des reconnaissances et privilégier les sauvetages. Alors que nous n’avions plus de moyen de communication nous avons envoyé des équipes en limite de secteur pour définir nos frontières d’actions, puis à l’intérieur de ces limites avec une technique que j’appellerais d’escargot que l’on a, je pense, inventé ce soir-là : chaque équipe qui partait sur une portion de quartier défini, en fonction des accès, était en capacité de croiser à minima deux autres équipes et pouvaient se renforcer mutuellement, ainsi nous avons pu quadriller le secteur en permettant aux agents d’avoir a minima un contact visuel / et ou de proximité avec d’autres équipes pour assurer un minimum de sécurité aux intervenants. Ils ont sauvé plusieurs personnes, mis en sécurité des dizaines d’autres… En parallèle des équipes de reconnaissance essayaient par plusieurs accès de trouver un passage pour sortir de notre zone d’intervention, mais nous étions isolés, sans contact, sans électricité, sans moyen de communication. Nous avions quand même pu lancer des messages de compte-rendu dans le début de nuit pour faire part du dimensionnement important de nos actions. Nos premières actions ont donc été du commandement pour assurer nos missions premières, la reconnaissance et les sauvetages. Nos deuxièmes actions ont été de soutenir le désenclavement mutuel des secteurs d’intervention entre Fontan/Breil et Breil/Sospel. Alors même que nous n’avions aucun contact avec l’extérieur et qu’une idée partielle de l’état des autres secteurs, et nous-même enclavés, nous avons décidé d’envoyer une équipe de renfort en direction du Nord par la voie ferrée car nous savions que leurs effectifs étaient moindres.
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Comment se sont déroulés les évènements dans les jours qui ont suivi votre arrivée ?
Je ne peux pas spécialement aborder ce sujet n’ayant pas été mobilisé sur l’après-tempête au-delà des opérations de secours, j’ai été relevé par un capitaine le samedi matin vers 12h00, je suis revenu le dimanche pour mener un groupe de sauvetage-déblaiement par la voie ferrée en direction de Fontan. Je peux surtout témoigner de la solidarité des habitants de Fontan qui ont accueilli les équipes de secours avec une gentillesse et un dévouement qui nous a touché.
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Étiez-vous au contact direct des victimes ?
Non, mon rôle m’éloigne de ce contact et en général les lieux où l’on traite l’information pour prendre des décisions sont plutôt préservés du contact direct avec la population. Ils ne sont pas hermétiques, il
faut bien évidement recueillir l’information, mais je n’ai pas été au contact direct des situations dramatiques. J’ai pu me rendre sur des lieux de disparition ou de décès mais sans avoir eu de contact direct avec les proches ce soir-là. Pour autant, nous vivons sur le territoire et les tragédies de cette nuit ne sont pas cachées. J’ai donc pu être au contact de famille de victimes après la tempête.
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Etiez-vous bien préparés à une catastrophe d'une telle ampleur ?
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Le service départemental, sans rentrer dans le détail de nos procédures, est préparé depuis de nombreuses années à tout type d’événement. Plutôt que de lister chaque événement dans le détail et les réponses à apporter, nous sommes entrainés à réagir avec de grands principes qui s’adaptent à la situation, en effet nous ne pouvons pas tout prévoir et il faut faire preuve de flexibilité pour ne pas rester démuni face à une situation que nous n’aurions pas prévu. Il nous était difficile de prévoir l’ampleur de l’événement, pour autant nous avons adapter des principes généraux d’intervention pour faire face comme nous avons pu. Aucun département n’a les moyens suffisants pour faire face à ce genre d’événement, et supposons même que nous pourrions avoir un budget illimité, il faudrait avoir une structure démesurée dans ce qu’on appelle le secours courant, cela générerait une situation contre-productive. Le modèle français de sécurité civile s’appuie sur le volontariat, ce dernier étant largement dans notre département structuré par une strate professionnelle, c’est aussi cette complémentarité qui a été sollicitée : pour répondre à une catastrophe d’une telle ampleur il ne suffisait pas de se préparer, il a aussi fallu compter sur la mobilisation volontaire, la coordination et les renforts d’autres départements et d’autres acteurs de la sécurité civile. En synthèse, je dirais que même si nous avons répondu présents, non, nous n’étions pas préparés à ce genre de catastrophe, mais ce n’est pas un défaut de préparation ou un manque d’anticipation c’est en fait la définition conceptuelle des catastrophes. Nos sociétés ne peuvent pas s’y confronter à l’avance, c’est une difficulté conceptuelle, à ce sujet vous pouvez par exemple lire l’ouvrage de Jean-Pierre Dupuy qui évoque le moment ou « l’impossible est certain », une catastrophe devient « l’irruption du possible dans l’impossible », c’est-à-dire que nous vivons moins les catastrophes comme l’inscription dans le réel de quelque chose d’insensé, donc impossible, que comme l’irruption du possible dans l’impossible. Le pire devient désormais possible, c’est bien qu’il ne l’était pas avant. C’est un événement qui sort du néant. Un exemple moins conceptuel serait celui d’une tempête de neige à Marseille, on a reproché à M. Gaudin de ne pas avoir les engins de déneigement adaptés lorsque cette tempête de neige – assez improbable mais pas impossible- est arrivée : faut-il investir pour autant dans un parc d’une vingtaine de chasse-neiges ? Quand bien même, Cela n’aurait pas suffi ! Ce n’est pas qu’une question de moyens, c’est une gymnastique de l’esprit pour les gestionnaires de crise (personne n’aurait pensé à comment acheminer les agents vers les chasses neiges par exemple puisque tout était bloqué). Je pense que se préparer consiste à organiser le mieux possible nos moyens pour s’adapter à toutes les situations (ce qui implique parfois de remettre en cause nos fonctionnements hiérarchiques et verticaux, faire confiance, développer les compétences, laisser place à l’initiative, etc…) plutôt que de lister toutes les situations possibles ; lorsque qu’un événement, « cygne noir », imprévisible arrive, il faut avoir pu, avant, lutter contre l’idée séduisante mais dangereuse que nous pourrions tout prévoir, entre les biais cognitifs et le piège des analyses de risques qui n’étudient des aléas que par l’occurrence, une catastrophe est à la fois une révélation, mais aussi une évaluation violente de nos sociétés. On ne s’y prépare pas comme on peut l’entendre avec l’idée de « l’avez-vous prévu ? », ce qui n’est pas le cas, mais plutôt avec l’évaluation de notre adaptabilité, chose essentielle dans nos structures sapeurs-
pompiers avec un principe de base « le terrain commande », c’est ce qui s’est passé ce soir-là.
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Estimez-vous l'avoir bien gérée ?
Collectivement cela ne sera jamais assez bien pour nous. Nous pourrions souligner les vies humaines sauvées mais nous ne satisfaisons pas d’intervention où des personnes perdent la vie, d’autant plus que nous avons ce soir-là perdu deux des nôtres. Ainsi comme pour toutes les interventions importantes le Service Départemental est dans une démarche continue d’amélioration, nous avons donc tiré des enseignements de cet événement.
Personnellement sur mon action, c’est difficile d’avoir un avis, j’ai dû répondre de mes choix en raison de décès, mais je ne peux pas dire s’il m’était possible de mieux gérer, c’est une partition impossible à rejouer. Je ne peux que me rassurer avec l’émotion que m’a procuré le travail des agents sur notre secteur, ils ont vraiment donné leur maximum, et les messages de remerciements que j’ai reçus de ces mêmes agents, parfois plusieurs mois après. Mais le sujet n’est pas tant d’avoir bien ou mal fait, c’est compliqué d’évaluer, mais plutôt de ce que nous pouvons améliorer sur notre organisation générale, et à ce sujet nous n’avons rien caché, un retour d’expérience a été présenté aux autorités.
Et, encore une fois, c’est un avis sur les premières heures de l’intervention, la « gestion » de cette tempête est un sujet bien plus étendu dans le temps, encore maintenant plus de deux ans après, cette gestion fait appel à des acteurs nombreux.
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Avez-vous eu le personnel suffisant et le matériel nécessaire ?
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Je n’ai pas la vision de l’ensemble du département 06 ce soir-là, je peux dire que pour notre secteur (Breil), la montée en puissance initiée dès l’après-midi par notre salle opérationnelle, nous a permis de compter sur presque 80 agents dont des équipes spécialisées et des moyens militaires de l’Unité d’Intervention et d’Instruction de Brignoles. La continuité de l’alimentation électrique du centre de secours a été un élément fondamental et pour cela le travail d’entretien et de maintenance de nos services techniques a été prépondérant, on oublie souvent de souligner ce qui nous semble normal. Le matériel qui nous aurait manqué, notamment pour la pérennité des transmissions est désormais en dotation. nous avons eu de la chance d’avoir eu une montée en puissance pour faire face, au moins dans les premières heures aux besoins de mise en sécurité, là où nous pouvions accéder.
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Est-ce que d'autres moyens ont été mis en place depuis Alex pour mieux pouvoir réagir ?
Plusieurs centres de secours du département sont désormais équipés en liaison satellitaire. La procédure départementale inondation a été mise à jour avec une harmonisation avec la zone de défense (pour encore améliorer la coordination les renforts d’autres départements) notamment dans la constitution des groupes d’interventions spécialisés. Nous continuons à nous entrainer régulièrement, à la gestion opérationnelle du commandement pour les officiers, aux techniques d’interventions pour les groupes spécialisés, à la marche générale des opérations pour l’ensemble des agents, et, pour tous, avec un rappel appuyé sur la sécurité. Nous commençons également à être mobilisés sur des exercices de Plan Intercommunaux de Sauvegarde (PICS), une nouveauté réglementaire depuis quelques mois.
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Si une nouvelle catastrophe se prépare vous sentez-vous mieux préparé ?
Ce serait bien prétentieux de se dire préparé à une catastrophe, nous continuerons à faire de notre mieux dans une démarche d’amélioration continue. Cette démarche nécessite la mobilisation des acteurs préfectoraux et communaux. Nous pouvons toutefois souligner que l’apparition de l’échelon intercommunal dans les mesures de sauvegarde va dans le sens d’une meilleure prise en compte des enjeux qui accompagnent des événements comme la tempête Alex